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MEMINI ME RICORDAMI

Il femminicidio di Cristina Peroni a Bellariva di Rimini

Cristina Peroni, 33 anni, veniva rinvenuta cadavere, in un lago di sangue, la mattina del 25 giugno 2022 in un'abitazione di Bellariva, frazione della città di Rimini.

Cristina Peroni

I vicini di casa che avevano sentito delle forti urla provenire dall'appartamento in cui risiedevano la donna, il suo ex compagno Benedetto Simone Vultaggio, 47 anni, e il loro piccolo figlio di 5 mesi, allertavano i soccorsi. Sul posto giungevano gli agenti della Squadra Mobile, e il personale sanitario che non ha potuto far altro che constatare il decesso della donna. Vultaggio non ha opposto resistenza e si è consegnato ai poliziotti. Sul corpo della donna erano presenti numerose lesioni d'arma da taglio. Secondo la prima ispezione medico legale, alla vittima sarebbero state inferte circa 50 coltellate. Sarebbe stato utilizzato anche un mattarello per percuoterla alla testa circa 17 volte. Il bambino, presente in casa durante l'aggressione, era illeso e veniva affidato al personale dei servizi sociali.

Vultaggio è stato condotto in Questura e sottoposto ad arresto con l'accusa di omicidio volontario. Di fronte agli inquirenti si è avvalso della facoltà di non rispondere. Aveva conosciuto Cristina nel 2020 su internet, durante il lockdown per la pandemia di Covid-19. In seguito i due avevano iniziato a frequentarsi e poi era iniziata la loro relazione. Lei era originaria di Mentana, un comune alle porte di Roma, ma per stare accanto al compagno si era trasferita a Rimini. Dalla loro unione era nato il bambino. Il loro rapporto però era caratterizzato da forti tensioni, tanto che Cristina per un periodo si era allontanata da lui per tornare a Roma. I numerosi diverbi fra i due non erano soltanto legati alla crisi della loro relazione, ma soprattutto alla gestione del loro figlioletto. Il quarantasettenne da circa un mese era seguito dal servizio psichiatrico del Centro di Salute Mentale di Rimini perché soffriva di insonnia e aveva delle crisi d'ansia. Non risultavano tuttavia pregresse segnalazioni o denunce per maltrattamenti o violenza domestica alle forze dell'ordine. Vultaggio durante le indagini preliminari ha spiegato di temere che la donna lasciasse definitivamente Rimini, portando con sé il figlio a Roma, dato che non era più intenzionata a proseguire la relazione con lui. Il gesto estremo scaturiva da un ennesimo scontro quando lui aveva chiesto a Cristina di prendere in braccio il figlio. Lei però, in un primo momento, lo avrebbe ignorato, poi avrebbe strattonato il neonato per una gamba e lo avrebbe rimesso nella culla. Un atteggiamento che avrebbe fortemente urtato l’uomo che da quel momento riferiva di non ricordare più nulla, che avrebbe avuto un vuoto di memoria sulle sequenze riguardanti l'aggressione, ricordando soltanto i momenti successivi quando, sporco di sangue, usciva di casa con il bambino in braccio. Il giudice per le indagini preliminari convalidava l'arresto, evidenziando nell'ordinanza l'efferatezza e l'estrema crudeltà del delitto, desumibili dall'alto numero di colpi inferti ai danni della vittima e dall'utilizzo di diverse armi, quali il coltello e il mattarello.

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