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catalogo mostra narrazioni d'argilla

-  “Narrazioni d’argilla – gli Archetipi nelle fiabe e nei miti” ospitata al Museo delle Mura dal 18 settembre al 15 novembre 2020.

Una rassegna di sculture in ceramica

in cui diciotto artiste plasmano, attraverso l’argilla,

ricordi di infanzia e simboli appartenenti alle fiabe

e ai miti

 

L’esposizione, a ingresso gratuito e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata dall'associazione culturale Officina creativa le Lase ed è curata da Manuela Troilo. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.

 

 - Le torri delle Mura Aureliane,

la sapiente arte ceramica di un gruppo di artiste

e il fantastico mondo simbolico delle fiabe:

sono questi gli elementi che compongono la mostra

“NARRAZIONI D’ARGILLA gli archetipi nelle fiabe e

nei miti” ospitata al Museo delle Mura

 “Narrazioni d'argilla” è una rassegna d’arte ceramica in cui l’argilla viene lavorata in tutte le declinazioni possibili, con particolare attenzione alle sperimentazioni e contaminazioni dell’avanguardia artistica contemporanea.

Unite dall’amore per un mezzo espressivo così versatile, diciotto ceramiste artiste provenienti da percorsi molto diversi si sono unite in questo progetto espositivo per raccontare le loro emozioni, intessute di ricordi di infanzia, e rappresentare gli archetipi femminili, ma non solo, che si incontrano nelle favole, nei miti, e nei racconti epici.

Attraverso un insieme di oltre 70 opere di dimensioni differenti – alcune quasi miniature, altre alte 2 mt – propongono spunti di riflessioni e insieme di giocosa fantasia espressiva, spaziando dalle citazioni di Basile a quelle di Calvino, secondo cui la fiaba è “una spiegazione generale della vita; il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e una donna, soprattutto per la parte di vita che è il farsi un destino: la giovinezza, che poi vede la sua conferma nella maturità e nella vecchiaia”.

 

Le artiste sono Francesca Bedetti, Eugenia Berčić, Fernanda Andrea Cabello, Cinzia Catena, Luisa del Vecchio, Alessandra Di Marco, Emanuela Fabozzi, Anna Maria Grippo, Robbie Mazzaro, Maria Grazia Morsella, Speranza Neri, Paola Ramondini, Francesca Romana Sansoni, Alessandra Spina, Manuela Troilo, Raffaella Troise, Maria Valerio, Tatiana Viduatto.

 

La mostra si snoda all’interno degli spazi di Porta San Sebastiano, nelle due torri e nel camminamento tra di esse che sovrasta la porta delle mura difensive di Roma.

In apertura di percorso è possibile ammirare alcune piante magiche con i loro semi, la pelle del drago, antiche calligrafie incise su cubi in ceramica attraversati dal tempo e lastre di terra cromata vere e proprie narrazioni d’argilla.

Nella sala sopra la porta, poi, la creta assume le sembianze di volti che raccontano storie di principesse, fate, streghe e regine che alternandosi a opere in cui le frammentazioni della materia fluttuano etere si ricompongono in una sintesi di simboli e miti.

I manufatti esposti riassumono molte delle tecniche ceramiche e decorative quali il neriage, l’engobbio, il bucchero, il raku, naked, pitfire e obvara.

Infine, uno spazio è dedicato anche alla produzione artistica di 10 bambini (allievi del Laboratorio “Colori in volo” di Alessandra Di Marco) che, attraverso il progetto “Il mondo di Pinocchio”, rappresentano la bellezza della manipolazione della terra e la freschezza del gesto ingenuo e originale di un fanciullo.   

 

Il valore dell’argilla

L’argilla è una materia solo apparentemente povera; è ricca di significati artistici e spirituali. I manufatti in argilla sono infatti la più antica delle forme artigianali di cui siano pervenute testimonianze attraverso i secoli e sono stati di fondamentale importanza per la cronologia universale (i reperti più antichi di argilla cruda lavorata risalgono a circa 9.000 anni fa).

Il ceramista è una figura quasi mitica, perché la trasformazione e la lavorazione dell’argilla si ricollegano intimamente all’azione divina del Creatore. Le antiche religioni impiegavano la ceramica per riprodurre tangibilmente i loro dei, formulando riti propiziatori per mezzo di “immagini” in argilla.

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