Sir Edward Coley Burne-Jones (Birmingham, 28 agosto 1833 – Londra, 17 giugno 1898) è stato un pittore britannico, tra i maggiori rappresentanti della corrente dei Preraffaelliti in Inghilterra, la cui arte risentì delle influenze di Dante Gabriel Rossetti nel periodo giovanile e dell'arte rinascimentale Italiana (Botticelli, Ghirlandaio, Michelangelo) nella fase della maturità.
Nessun artista è stato tanto fedele ai suoi principi quanto lui. Le rocce, il cielo, gli alberi, i personaggi che popolano il «bellissimo, romantico sogno» del Maestro Preraffaellita non appartengono al nostro mondo, bensì costituiscono una dimensione a sé stante, in bilico tra il magico, l'onirico ed il fanciullesco.
«Io aspiro ad un quadro come un bellissimo, romantico sogno, di qualcosa che mai è stato e mai sarà - in una luce migliore di qualsiasi altra luce mai mostrata - in una terra che nessuno può definire, o ricordare, solo desiderare.»
Si può quindi affermare che questo suo stile estetizzante e simbolista, che per alcuni aspetti prelude alle forme dell'art noveau, sia frutto di questo suo mondo particolare, venutosi a creare quando il Burne-Jones era ancora un fanciullo. Egli, in effetti, non rendeva la propria arte come una fiacca e pedissequa riproduzione del reale, bensì la trasportava in un mondo fatto di pura bellezza, cromie tendenti al fantastico, raffinati virtuosismi. E finalmente l'arte di Burne-Jones, parzialmente discostatasi dalla religiosità tipicamente preraffaellita, si tinge di umori estetistici: l'unico fine, come postula il principio fondamentale del movimento, diventa «l'arte per il gusto dell'arte».
Sul Mare di John Keats
Di sussurri immortali avvolge lidi desolati
E con ansito possente riempie mille caverne,
Sin che l’incanto d’Ecate non l’avverte
Di ritirarsi, e lasciarle all’ombra sempiterna
Colme di grida. Spesso è così felice
Che la sua calma per giorni e giorni non smuove
La conchiglia caduta, quando i venti del cielo
Liberi infuriano in tempesta cupa.
Oh tu che hai le pupille stanche e afflitte,
Nutrile dell’immensità del mare;
Tu che le orecchie hai stordite di volgare rumore
O troppo sazie di troppo ricche melodie,
Ascolta, sino a trasalire, ciò che dicono le vecchie caverne :
Il coro, sembra, delle antiche ninfe del mare.
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