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Immagine del redattoreManuela Troilo

Continua il viaggio tra gli scrittori di Fiabe

Il favoloso Andersen. Parte prima di Maria Grazia Morsella


Hans Christian Andersen nasce nel 1805 ad Odessa, in una Danimarca in bilico tra passato e futuro, sospesa tra il turbolento transito da una società rurale ad una commerciale e borghese e la fine di una monarchia assoluta, che diventa costituzionale, e celebra il passaggio all'età moderna.Hans trascorre la sua infanzia nei sobborghi poveri di Odessa dove a stento sopravvivono gli appartenenti alle classi più disagiate.

Suo padre è un ciabattino, sua madre è più grande del padre di 15 anni ed è dedita irrimediabilmente all'alcolismo.

Il fratello della madre vive in manicomio e Hans vede il padre barcamenarsi drammaticamente tra le pesanti esigenze della famiglia e il desiderio di dare al ragazzo un avvenire dignitoso.

Hans è un bambino troppo magro, troppo alto, col naso troppo grosso, sicuramente goffo e sgraziato, ed è lo zimbello di tutto il quartiere, la vittima degli insulti e degli scherzi pesanti dei coetanei.

Quando sua madre muore in sanatorio, il rapporto con il padre si fa più intenso.

Tra i due c'è un legame molto forte, esclusivo. L'umile ciabattino non vuole arrendersi alla misera vita che conduce ed è convinto che l'unica strada per riscattare sé stesso e il figlio passi attraverso l'intelligenza brillante del ragazzo e comprende che l'unica via di fuga dalla miseria, per Hans, sia quella di studiare e diventare un letterato, un uomo di cultura. Ovviamente il ciabattino non può permettersi di pagare gli studi al figlio perciò lui stesso gli insegna a leggere e scrivere facendolo esercitare con la trascrizione di racconti popolari e fiabe della tradizione tramandate solo per via orale.

Hans dimostra una strabiliante intelligenza una grande memoria e una spiccata capacità di scrivere fluidamente in versi filastrocche e rime.

I

l signor Andersen sa che suo figlio ha un grande destino davanti a sé; ma sa che il ragazzo deve andare via dai sobborghi di Odessa e trasferirsi a Copenaghen per completare di studi.

Il ciabattino non può permettersi una spesa così onerosa, così decide di trovare uno "sponsor" per il figlio, qualcuno che lo sostenga per amore della cultura. Il signor Andersen bussa a tutte le porte, a quelle dei banchieri, dei mercanti e dei nobili con i libri di poesie di suo figlio sotto al braccio, finché finalmente trova un generoso finanziatore che supporterà Hans per tutta la vita, pagandogli gli studi solo per amore della cultura e per lo strabiliante talento precoce del ragazzo.

A 16 anni, Hans abbandona Odessa, la povertà, il padre e i brutti ricordi e inizia una nuova vita nella borghese Copenaghen. Gode di una rendita mensile e frequenta una scuola di teatro e danza. Il suo fisico snello e delicato lo spingono a tentare la fortuna in una professione tersicorea, ma il magnetismo della scrittura è troppo forte e, in breve, il ragazzo si trova a scegliere quella che sarà la passione, il mestiere e la vocazione di tutta una vita: la letteratura.

Il suo finanziatore non bada a spese per coltivare l'ispirazione di Hans: lo sostenta negli studi, sostiene le sue spese di viaggio grazie alle quali Andersen gira quasi tutto il mondo, conoscendo paesi esotici e scrivendo poesie e romanzi ricchi di suggestione.

In breve pubblica e vende i suoi scritti, viene accolto nei salotti borghesi, si integra in una società in ascesa economica e avida di conoscenza e cultura.

Hans fa la vita che ha sempre sognato: è un giovane uomo benestante, un intellettuale apprezzato, i suoi romanzi e poesie sono tradotti anche in Inghilterra, può contare su amicizie influenti e su un benefattore fedele che lo sosterrà per sempre.

Di ritorno da un viaggio, rientrando nel suo appartamento una sera si accorge di non stare bene e di soffrire di una improvvisa febbre.

La notte dorme malissimo, si sveglia tutto sudato e con profondo senso di inquietudine.

Il medico che lo visita gli raccomanda il riposo assoluto. Mentre cerca di prendere sonno, dalle porte che consentono l'accesso alla sua stanza, improvvisamente si materializzano strane figure: una bambina che vende fiammiferi, un uomo nudo con una corona in testa, una sirena, una ballerina e tanti altri personaggi. Si dispongono attorno al suo letto e prendono la parola uno alla volta: "Signor Andersen, lei lo sa chi siamo noi? Siamo i personaggi delle sue fiabe, quelli che prendevano vita dalla sua fantasia quando era un bambino povero e solo e suo padre le insegnava a scrivere spingendola ad inventare storie.

Siamo quelli che le hanno fatto compagnia nei sobborghi di Odessa, quelli trattenuti dall'inchiostro sul quaderno di un bambino infelice…. Se lei morirà, sarà ricordato come uno scrittore famoso...ma cosa ne sarà di noi? Non ci abbandoni! Scriva le nostre storie…"

Andersen assiste al sogno che pensa causato dal delirio della febbre, convinto che presto si sarebbe dimenticato la curiosa apparizione notturna.

Nei giorni successivi il pensiero di quei personaggi non lo abbandona: continua a vedersi davanti la bambina che vende i fiammiferi, la regina di ghiaccio che lo fissa dal suo trono, le sirene e le voci che implorano di non essere abbandonate o dimenticate.

Andersen aveva dimenticato i tristi personaggi che gli facevano compagnia quando era un ragazzino emarginato e si esercitava a scrivere storie a lume di candela… Erano fantasmi di una vita passata, figure rielaborate dai racconti popolari che il padre gli raccontava da bambino o personaggi reali, come la bambina che vendeva i fiammiferi che viveva nei sobborghi di Odessa e su cui lui aveva fantasticato tante volte, fino a trasformarla nel personaggio di una fiaba…

Infondo quei personaggi erano la storia della sua infanzia, la memoria di ciò che era stato e di tutto il "viaggio" che aveva fatto per diventare l' uomo che era. Non poteva abbandonarli all'oblío… In certo qual modo erano stati la sua famiglia…

Così prende carta e penna e inizia scrivere….

Fine prima parte. Continua. testo di Maria Grazia Morsella

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