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La Simbologia del cuore di Maria Grazia Morsella

La fiaba di Biancaneve e i sette nani dei fratelli Grimm, come molte altre fiabe, ha origini antichissime; sembra essere tramandata da una tradizione orale relativa ad una divinità femminile del neolitico la cui identificazione è confluita nel mito della dea Ecate.

Nella fiaba la regina morente desidera una bambina bianca come la neve rossa come il sangue nera come l'ebano.


Nei culti antichi da cui probabilmente la fiaba ha origine il bianco era il colore dell'anima, il rosso il colore del sangue, quindi della carnalitá, il nero il colore della notte, dell'ombra, del lato oscuro.

La regina morente desidera una bambina la cui vita ha già un percorso tracciato: deve essere bianca, quindi avere un animo puro; rossa, quindi incarnarsi, vivere una vita che non è lontana dall'appagamento dei sensi; essere nera, quindi attraversare il proprio lato oscuro, perdersi nell' inconscio.

Infatti Biancaneve nasce pura, conosce l'amore attraverso l'incontro con il principe, attraversa un bosco oscuro e compie un viaggio iniziatico che la porterà dal "sonno" dell'incantesimo della strega/matrigna al risveglio in una consapevolezza nuova.

Un personaggio della fiaba che sembra estraneo al percorso dei personaggi è il cacciatore anche se invece il suo ruolo è fondamentale non solo per aver salvato Biancaneve dalla morte ma perché introduce un altro elemento fondamentale: la simbologia del cuore.

Il cuore batte incessantemente nel nostro corpo e il nostro corpo pulsa al ritmo di quei battiti.

È il motore della nostra vita fisica ma ha anche un grande valore simbolico spirituale.

In India si ritiene che il cuore sia un organo sacro poiché vi risiede il Brama; nell' antico Egitto è il cuore l'organo pesato sulla bilancia per stabilire se il defunto sia degno di guadagnare l'aldilà.

È rosso e caldo eppure è anche cavo e oscuro.

Rovesciato appare come un triangolo rosso che riporta alla simbología del femminile, infatti nei miti e nelle fiabe è associato ad una principessa o ad una regina.

Nella fiaba di Biancaneve il cuore è offerto come prova certa di una morte pretesa come sacrificio: il cacciatore risparmierà Biancaneve e porterà alla regina il cuore di una cerbiatta, quindi non di un qualunque animale del bosco ma di una creatura delicata, considerata sacra per la sua purezza e innocenza.

La regina mangia il cuore credendolo quello di Biancaneve; un passaggio terrificante, retaggio di rituali del passato e di popoli che credevano che mangiando il cuore di qualcuno si sarebbe potuto acquisirne le caratteristiche: forza, coraggio oppure bellezza, purezza, innocenza, fascino…

Il valore non risiede quindi nella testa, nella razionalità, ma nel cuore e nella sua affermazione di spiritualità e umanità.

Un'altra fiaba in cui il ruolo del cuore ha un significato profondo è "La regina delle nevi" di Andersen.

Kail e Gerda sono due bambini molto amici.

La loro fiaba presenta tanti aspetti esoterici e simbolici: c'è uno specchio magico che va in frantumi; una scheggia si conficca nel cuore di Kail, così la Regina delle Nevi potrà dargli un bacio e dare inizio ad un incantesimo che trasformerà il cuore di Kail in un cuore di ghiaccio. Sotto incantesimo, Kail salirà sulla slitta della Regina per seguirla nel Regno dei Ghiacci.

L'amicizia dei due bambini è testimoniata da un giardino di rose rosse dove sono soliti giocare: rosso il cuore, rosse le rose, rosse le scarpette di Gerda che inizia un viaggio verso i ghiacci per riportare indietro l' amico.

Come in Biancaneve, c'è uno specchio magico crudele suo malgrado, causa innocente di invidia, rabbia, istinti bestiali.

Anche in questa fiaba c'è il bianco della neve, il rosso delle scarpette di Gerda che affronta un viaggio impossibile e diventa l'emblema di un femminile che "salva".

C'è un passaggio nell'oscurità, nel nero dell'inconscio, nella paura, dell'ignoto: Biancaneve attraverso il bosco, Gerda attraverso una foresta e il mare.

Ritorna il bianco dello spirito, il rosso della carnalitá, il nero dell'ignoto, del passaggio.

E c'è il cuore. Il cuore di Kail che per effetto di un incantesimo sta diventando di ghiaccio, un cuore puro e innocente, vittima del capriccio di una regina senza cuore.

Le figure femminili sono le protagoniste di queste fiabe: la Regina Matrigna conoscitrice delle arti magiche, strega, dominatrice, assassina che fa da contrappunto alla Regina delle Nevi, ugualmente crudele; Biancaneve e Gerda, le anime pure, sottoposte ad un'iniziazione, esposte ad un percorso di crescita; la regina morente che con il suo desiderio di maternità dà origine alla fiaba e la nonna di Gerda che si fa custode della memoria, continua a coltivare le rose rosse, testimoni dell' amicizia dei due ragazzi e aspetta il loro ritorno.

Le fiabe ci propongono un femminile attivo, combattivo, lontano dagli stereotipi di genere e dal l'identificazione con una cultura maschilista: anche le fiabe più antiche ci portano il racconto di donne guerriere, indomite nel bene e nel male.

Il cuore di Kail si scioglierà grazie al pianto di Gerda: le lacrime calde riscalderanno il cuore e Kail ricorderà il suo passato, risolverà l'enigma imposto dalla regina e tornerà a casa; la mente fredda fallisce. Solo il calore del cuore aiuterà Kail a risolvere il rompicapo e liberarsi.

Quando Biancaneve è addormentata nelle teca di vetro il principe vuole comprarla dai nani che rifiutano di venderla; allora il principe la chiede come dono e i nani accettano di consegnargliela perché nelle ragioni del cuore, l'amore non si compra e non si vende e non si conquista con gli incantesimi.

Biancaneve e Gerda sono eroine contemporanee, consapevoli del loro valore, forti, capaci di affrontare l'ignoto e uscirne riscattate.

"Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono: loro sanno già che esistono; le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti". K.G. Chesterton

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